domenica 14 dicembre 2008

Merry Christmas Mr. President

Il presidente delle BEI Philippe Maystadt si è rifiutato, due settimane fa, di incontrare tre rappresentanti della società civile africana. Invitati in Europa dalla coalizione Counter Balance hanno incontrato parlamentari, istituzioni ed ONG per spiegare gli impatti di tre progetti finanziati dalla Banca Europea per gli Investimenti: l'oleodotto Ciad-Camerun, la miniera di Tenke Fungurume in Congo ed il gasdotto della Africa Occidentale.
Se Maometto non va alla montagna, la montagna va a Maometto!

The EIB president Philippe Maystadt refused, two weeks ago, to meet three representatives of African Civil Society. They have been invited in Europe by Counter Balance coalition, they met parlamentarians, institutions and NGO's explaining the impacts of three EIB financed projects: the Chad-Cameroon pipeline, the Tenke Fungurume mine in Congo and the West Africa gas pipeline.
If Mohammed doesn't go to the mountain, we bring the mountain to Mohammed!



Ciad-Camerun, il fallimento

articolo di Caterina Amicucci pubblicato da "Il Manifesto"

Un altro progetto, figlio della dottrina sviluppista «made in Washinghton», è definitivamente fallito. Lo scorso settembre la Banca Mondiale si è ritirata dall'oleodotto Ciad-Camerun, propagandato per anni come la soluzione efficace per far uscire dalla povertà i due paesi africani.
La pipeline, entrata in funzione nel 2003 e gestita da un consorzio di multinazionali petrolifere guidato dal gigante americano Exxon Mobil, collega trecento pozzi petroliferi nel Ciad meridionale con il porto camerunense di Kribi, lungo un percorso di 1.070 chilometri che attraversa la foresta tropicale. Il governo del Ciad, titolare dei diritti di estrazione dei 170.000 barili di petrolio al giorno, avrebbe dovuto investire i proventi in programmi di sviluppo e di lotta alla povertà. Il progetto Ciad-Camerun infatti era uno dei rari casi in cui anni di trattative, polemiche e proteste pubbliche nei due paesi efricani e da parte di reti ambientaliste internazionali aveva portato a consultazioni pubbliche e a stabilire un meccanismo che obbligava il Ciad a reinvestire parte dei benefici del petrolio in sviluppo sociale. E però, come avevano documentato gruppo della società civile organizzata locale e internazionale, la dittatura di Idriss Deby, impegnata a sedare i gruppi ribelli, continua a investire piuttosto in armi e in altre attività più o meno lecite a beneficio di un'elite politica corrotta.
Il gesto della Banca Mondiale è stato essenzialmente simbolico visto che il Ciad ha ripagato preventivamente il debito residuo, svincolandosi definitivamente dall'obbligo di redistribuire le risorse economiche fra la popolazione. Ma regalare il Ciad al club dei petrodittatori ha contribuito anche l'Unione Europea. L'oleodotto, costato 3,5 miliardi di dollari, è stato sostenuto da diverse istituzioni finanziarie bilaterali e multilaterali fra le quali spicca il nome della Banca Europea per gli Investimenti. Il braccio finanziario dell'Ue ha partecipato all'operazione con un prestito di quasi 60 milioni di euro, nonostante fosse chiaro sin da subito come in Ciad gli interessi sul petrolio stavano catalizzando enormi conflitti tra nord e sud del paese per il controllo delle aree di futura estrazione.
Nei giorni precedenti la decisione della Banca Mondiale, l'esercito ha imperversato nella regione di Moundou e Doba, commettendo massacri, torture ed esecuzioni extragiudiziali contro la popolazione civile. L'arrivo del petrolio ha acuito i conflitti tra le etnie, e quelli tradizionali tra agricoltori e allevatori. La mancata diffusione di informazioni e la presenza di militari nelle poche iniziative di consultazione hanno di fatto precluso alle comunità locali la possibilità di far valere le proprie richieste ed osservazioni. Anche il rischio ambientale è altissimo: la fitta rete di pozzi prevista mette a rischio la falda d'acqua sottostante e l'apertura delle strade necessarie alla costruzione dell'oleodotto ha già provocato un'ulteriore deforestazione, in quest'area del centro Africa dove ogni anno vengono abbattuti 2.000 kmq di foreste. Da quando l'impianto è operativo del resto non è stato eseguito nessun monitoraggio. La coalizione di organizzazione non governative Counter Balance ha chiesto alla Banca Europea per gli Investimenti di ritirarsi dall'operazione e istituire una commissione indipendente che individui ciò che non ha funzionato nel processo di valutazione e approvazione del progetto, ed eviti in futuro di finanziare progetti così scandalosi con la garanzia dei contribuenti europei. Ma la banca al momento tace, trincerandosi dietro la necessità di consultare gli altri donatori.