lunedì 1 ottobre 2007

Le velenose ricette delle lobby economiche

di Caterina Amicucci
articolo pubblicato da "Il Manifesto"

La sicurezza energetica e il cambiamento climatico sono al centro del Forum annuale della Banca Europea per gli Investimenti (BEI), cominciato ieri a Lubiana. Una scelta inevitabile, ma quanto mai controversa per il braccio finanziario dell'Unione. Nonostante la Bei sia vincolata dal suo statuto a agire a sostegno delle politiche europee, essa appare sempre più orientata al cliente, piuttosto che al pubblico interesse e soprattutto fuori da un effettivo controllo politico comunitario. Sembra assai difficile allineare la Banca sugli obiettivi del nuovo accordo raggiunto dal Consiglio Europeo lo scorso marzo, che prevede una riduzione del 20% delle emissioni di gas serra in atmosfera entro il 2020, visto che la BEI è oggi il più grande motore finanziario pubblico dell'attuale modello energetico. Basti pensare che negli ultimi cinque anni la banca di casa Europa ha erogato prestiti al settore dei combustibili fossili per un ammontare di 4 volte superiore a quelli elargiti a tutto il comparto delle energie pulite. Ancor più pesante il bilancio del settore dei trasporti, uno dei principali responsabili delle emissioni in atmosfera. Su questo capitolo la Bei investe mediamente un terzo del suo bilancio per la costruzione di nuove autostrade, l'ampliamento dei terminal aeroportuali e persino nel sostegno diretto alle compagnie aeree, già ampliamente sussidiate dagli sgravi fiscali sul carburante. Dalle parole del presidente Philippe Myastadt, che ha aperto i lavori del forum di Lubiana, si apprende che la banca ha intenzione di investire nel rinnovabile almeno la metà dei fondi destinati al settore energetico. Sfortunatamente però tra le rinnovabili è annoverata a tutti gli effetti anche l'energia nucleare. La BEI, infatti, ha recentemente dichiarato di voler rilanciare gli investimenti nel settore come ricetta contro il cambiamento climatico, confermando la preoccupazione che il nucleare appare oggi l'opzione rinnovabile maggiormente accreditata, perché capace di generare maggiori profitti sul breve termine. È evidente che nonostante il leit motiv del Forum sia la transizione verso una Low Carbon Economy, gli interessi delle lobby economiche e finanziarie restano al centro degli orientamenti della Banca, che si dimostra abilissima a scegliere dal menù europeo le portate più succulente. È il caso delle biomasse. Secondo l' accordo europeo di marzo i paesi membri dovrebbero raggiungere l'obiettivo di produrre il 10% di biocombustibili. Un settore che rappresenta il business del futuro, i cui effetti sui prezzi degli alimenti primari cominciano già a farsi sentire e che continuerà ad affamare le popolazioni del Sud del mondo, che vedranno ridursi ulteriormente l'accesso alla terra e la possibilità di praticare un'agricoltura di sussistenza. La BEI si dichiara prontissima ad investire in questo senso, così come a contribuire alla lotta al cambiamento climatico incentivando il carbon trading, l'inquietante meccanismo di compravendita delle quote di emissioni di gas serra per il quale la banca ha istituito un apposito strumento finanziario. Intanto, fuori dall' hotel che ospita l'incontro, attivisti arrivati a Lubiana da diversi paesi Europei chiedono a gran voce di invertire subito la rotta e investire nell'energia pulita. Nella giornata di ieri, hanno animato la piazza con una colorata azione dimostrativa dove una bilancia raffigurava su due piatti gli investimenti in energia sporca e pulita della BEI. Gli attivisti, che promuovono la campagna internazionale «Public Funds for Public Benefit!», hanno chiesto ai passanti di riequilibrare la bilancia esprimendosi su un modello energetico sostenibile, raccogliendo centinaia di messaggi che verranno ufficialmente consegnati ai vertici della BEI durante le conclusioni del Forum previste per oggi pomeriggio. Il grande assente di questi giorni, sgradito a banchieri e imprenditori, è il tema della riduzione dei consumi.